L’orientamento
L’orientamento è uno degli aspetti più affascinanti legati all’escursione. Studiare il percorso carta alla mano, oppure rifarlo, seduti comodamente a casa e consultando le carte è un’esperienza sicuramente molto piacevole.
Per non guastare questo aspetto ludico dell’escursione con spiacevoli e talvolta penosi fuori-programma (leggi: mi sono perso), bisogna poter contare su alcuni fattori decisivi.
La carta, innanzitutto, possibilmente in scala 1:25.000. Una buona esperienza nella lettura delle carte permette di preparare adeguatamente l’escursione a tavolino, soprattutto quando si devono battere sentieri poco frequentati e non segnalati. Si tenga però presente che mentre le mulattiere (indicate con il tratto-punto-tratto) indicate dalle carte sono quasi sempre in buone condizioni, i sentieri (indicati con una sequenza di piccoli tratti) possono essere molto deteriorati, al limite dell’impraticabilità, o, il che è quasi peggio, alternare tratti in cui la traccia è ben visibile a tratti in cui questa scompare o si fa molto debole. È questa la condizione peggiore, perché in tal caso l’escursionista, non volendo vanificare l’escursione, tenta con insistenza di proseguire, cercando ovunque tracce che finiscono in luoghi scoscesi o presso dirupi. Se gli va bene (o meglio, se è stato cauto) riesce poi a tornare sui suoi passi. Se gli va male, si mette a girare a vuoto. Ma di questo dirò più oltre. La carta, dunque, è un prezioso alleato, non un sacro testo. La sua consultazione, infine, diventa più chiara e proficua se si possiedono un altimetro (ricordarsi di tararlo sempre in luoghi di cui si conosce l’altitudine!) ed una bussola.
Un altro alleato ancora più prezioso sono le informazioni di chi conosce i luoghi. Ci sono itinerari sui quali è del tutto consigliabile avventurarsi solo se accompagnati da persone che li conoscono. Non si terrà mai abbastanza presente che in certe zone perdere il sentiero significa girare a vuoto senza riuscire a scendere a valle (perché la discesa a vista termina sempre sopra dirupi pericolosissimi, per cui bisogna proprio scendere per quel sentiero o sentierino che si è percorso salendo). Non ci si può fare un’idea adeguata di questo se non lo si prova. Ma è meglio non provarlo. E se non si conosce chi conosce i luoghi? Beh, alla partenza si può sempre confidare nella cortesia di chi abita sul luogo: costui chi darà molto volentieri informazioni che potranno rivelarsi preziosissime (del tipo: stia attento, però, che quando arriva a quella baita o a quel prato deve piegare a destra, ignorando una traccia a sinistra…).
Terzo alleato sono le segnalazioni sul terreno, i segnavia, così cari all’occhio che li cerca e li trova magari quando meno se li aspetta. Oggi la meritoria opera di segnalazione dei sentieri si moltiplica, anche con l’ausilio di puntuali cartelli. Quando si praticano sentieri difficili ma segnalati, si presti molta attenzione a non saltare alcun segnavia: perderne anche uno solo potrebbe significare portarsi fuori del tracciato. Se poi la foschia dovesse ridurre di molto la visibilità, questi segnali diventano ancora più essenziali, perché la scarsa visibilità può disorientare anche chi è molto pratico dei luoghi.
Quarto alleato è la nostra prudenza, congiunta ad un buono spirito di osservazione. Se stiamo dunque salendo nel bosco o nella boscaglia su un sentiero poco battuto e per noi nuovo, dobbiamo fare molta attenzione a:
– osservare bene la natura dei luoghi, memorizzando punti di riferimento preziosi, soprattutto quando il sentiero cambia direzione o si fa poco evidente; la memorizzazione degli scenari deve avvenire guardando al sentiero già percorso;
– lasciare qualche segno sul percorso, se possibile ometti costruiti con qualche sasso sovrapposto, soprattutto in corrispondenza di svolte del sentiero, ed in luoghi visibili anche da una certa distanza; fettucce e nastri colorati appesi ai rami degli alberi funzionano altrettanto bene;
– consultare spesso la carta, con l’ausilio di un altimetro, per ricevere conferme della correttezza del percorso dall’incontro con baite segnalate dalle carte;
– tener presente che alcune tracce di sentiero possono essere ingannevoli perché create dal ripetuto passaggio di animali;
– memorizzare anche alcuni punti di riferimento costituiti da profili montuoso e scorci che appaiono in certi punti del sentiero;
– ricordare che i punti più critici sono costituiti dal passaggio dal bosco o dalla boscaglia all’aperto, anche solo per l’attraversamento di un prato; in questo caso bisogna assicurarsi di poter ritrovare la traccia scendendo, perché nei prati questa spesso si perde.
Chi frequenta sentieri poco battuti sa, inoltre, per esperienza che qualche volta anche il punto di partenza dei sentieri è difficile da trovare: qualche volta un po’ di vegetazione lo nasconde, per cui si può perdere anche molto tempo prima di trovarlo. Qualcosa di simile può accadere anche lungo il percorso: qualche tratto può essere invaso dalla vegetazione, per cui della traccia sembra perdersi ogni indizio, finché ricompare anche solo qualche metro più a monte o a valle. Ma se non si sa dove, si perde, di nuovo, diverso tempo. Assai insidiosi sono poi i tratti che si dipanano nella bassa vegetazione (ontani e ginestre), perché spesso bisogna proprio scostare le piante per scorgere la traccia.
E se ci si perde? Non bisogna cedere alla tentazione di scendere a tutti i costi, soprattutto in versanti montuoso insidiosi e dirupati; è preferibile ricercare, con calma e meticolosità, la traccia. Se si sono seguite le avvertenze sopra esposte, la si ritroverà. Se la ricerca è inutile e se il telefonino ha campo, non si esiti a chiedere aiuto, senza aspettare che il calare delle tenebre renda più problematica la ricerca. Se si è in più di uno, ci si divida nella ricerca, rimanendo però sempre a portata di voce.
Cenni di Topografia
Che cos’è una carta topografica?
Una carta topografica é una rappresentazione approssimata al rilievo terrestre; questa deve assolvere al compito di rappresentare in scala luoghi di tutta la superficie terrestre o soltanto di una parte di esse. Per rappresentare la superficie sulla carta é necessario una distorsione , detta proiezione cartografica. Il problema fondamentale della realizzazione delle carte risiede nel fatto che la rappresentazione del territorio deve avvenire su di un piano, mentre sappiamo che la superficie di riferimento per le misure planimetriche è l’ellissoide o,se interessa, una zona limitata. Quindi il problema fondamentale della cartografia consiste nel determinare un tipo di rappresentazione nella quale le figure rappresentate siano il più possibile fedeli alla realtà, sapendo che in ogni caso si dovrà accettare qualche deformazione. Le deformazioni che inevitabilmente si introducono nelle rappresentazioni cartografiche possono essere suddivise in tre categorie:
- deformazioni lineari;
- deformazioni angolari;
- deformazioni superficiali.
Classificazione delle carte
Le rappresentazioni cartografiche possono essere classificate in vari modi, secondo gli scopi per i quali le carte stesse sono realizzate. Una prima classificazione può essere effettuata in base alla scala della carta. Partendo dai valori più piccoli della scala si hanno:
- planisferi e mappamondi, quando viene rappresentato tutto il globo (scala inferiore a 1:50.000.000);
- carte geografiche, usate per rappresentare zone molto vaste come ad esempio uno stato o un continente, con scale variabili da 1:50.000.000 a 1:1.000.000;
- carte topografiche,tecniche e cartografiche, con scale da 1:1.000.000 a 1:2.000;
- mappe, planimetrie e piante, quando la zona da rappresentare é limitata e le scale variano da 1:2.000 a 1:1.00.
Una seconda classificazione delle si può avere in base al modo con cui la carta stessa è costruita; si possono pertanto avere :
- carte o proiezioni prospettiche, nelle quali gli elementi da rappresentare dell’ellissoide sono proiettati su di una superficie piana;
- carte o proiezioni per sviluppo,nelle quali, invece , la proiezione dei punti dell’ellissoide avviene invece su una superficie avvolgente di sviluppo.
In ambedue i casi, le proiezioni possono essere puramente geometriche oppure convenzionali, quando le leggi proiettive sono modificate con procedimenti analitici, per ottenere determinate condizioni.
A cura degli studenti della classe IV C geometra dell’Istituto “F.Galiani”